Il crollo dell’Austria-Ungheria

La dualità della monarchia asburgica era stata sottolineata fin dall’inizio della guerra. Mentre il parlamento austriaco, o Reichsrat, era stato sospeso nel marzo 1914 e non fu riconvocato per tre anni, il parlamento ungherese a Budapest continuò le sue sessioni, e il governo ungherese si dimostrò costantemente meno disponibile alla dittatura dei militari rispetto a quello austriaco. Le minoranze slave, tuttavia, mostrarono pochi segni di sentimenti anti-asburgici prima della rivoluzione russa del marzo 1917. Nel maggio 1917, tuttavia, il Reichsrat fu riconvocato, e poco prima della sessione di apertura l’intellighenzia ceca inviò un manifesto ai suoi deputati chiedendo “un’Europa democratica… di stati autonomi”. La rivoluzione bolscevica del novembre 1917 e i pronunciamenti di pace wilsoniani dal gennaio 1918 in poi incoraggiarono il socialismo da una parte e il nazionalismo dall’altra, o in alternativa una combinazione di entrambe le tendenze, tra tutti i popoli della monarchia asburgica.

All’inizio del settembre 1918 il governo austro-ungarico propose in una nota circolare alle altre potenze di tenere una conferenza in territorio neutrale per una pace generale. Questa proposta fu respinta dagli Stati Uniti con la motivazione che la posizione degli Stati Uniti era già stata enunciata dai pronunciamenti wilsoniani (i Quattordici Punti, ecc.). Ma quando l’Austria-Ungheria, dopo il crollo della Bulgaria, si appellò il 4 ottobre per un armistizio basato proprio su quei pronunciamenti, la risposta del 18 ottobre fu che il governo degli Stati Uniti era ormai impegnato con i cecoslovacchi e con gli jugoslavi, che potevano non essere soddisfatti della “autonomia” postulata fino a quel momento. L’imperatore Carlo aveva, infatti, concesso l’autonomia ai popoli dell’Impero Austriaco (come distinto dal Regno d’Ungheria) il 16 ottobre, ma questa concessione fu ignorata a livello internazionale e servì solo a facilitare il processo di disgregazione all’interno della monarchia: I cecoslovacchi a Praga e gli slavi del sud a Zagabria avevano già creato degli organi pronti a prendere il potere.

Le ultime scene della dissoluzione dell’Austria-Ungheria si svolsero molto rapidamente. Il 24 ottobre (quando gli italiani lanciarono la loro offensiva molto tempestiva), un Consiglio Nazionale Ungherese che prescriveva la pace e la separazione dall’Austria fu istituito a Budapest. Il 27 ottobre una nota di accettazione della nota statunitense del 18 ottobre fu inviata da Vienna a Washington, per rimanere senza riscontro. Il 28 ottobre il comitato cecoslovacco a Praga approvò una “legge” per uno stato indipendente, mentre un comitato polacco simile fu formato a Cracovia per l’incorporazione della Galizia e della Slesia austriaca in una Polonia unificata. Il 29 ottobre, mentre l’alto comando austriaco chiedeva l’armistizio agli italiani, i croati a Zagabria dichiararono l’indipendenza di Slavonia, Croazia e Dalmazia, in attesa della formazione di uno stato nazionale di sloveni, croati e serbi. Il 30 ottobre i membri tedeschi del Reichsrat a Vienna proclamarono uno stato indipendente dell’Austria tedesca.

L’armistizio sollecitato tra gli alleati e l’Austria-Ungheria fu firmato a Villa Giusti, vicino a Padova, il 3 novembre 1918, per diventare effettivo il 4 novembre. Secondo le sue disposizioni, le forze dell’Austria-Ungheria dovevano evacuare non solo tutti i territori occupati dall’agosto 1914, ma anche il Tirolo meridionale, Tarvisio, la valle dell’Isonzo, Gorizia, Trieste, l’Istria, la Carniola occidentale e la Dalmazia. Tutte le forze tedesche dovevano essere espulse dall’Austria-Ungheria entro 15 giorni o internate, e gli Alleati dovevano avere libero uso delle comunicazioni interne dell’Austria-Ungheria e prendere possesso della maggior parte delle sue navi da guerra.

Il conte Mihály Károlyi, presidente del Consiglio Nazionale di Budapest, era stato nominato primo ministro dell’Ungheria dal suo re, l’imperatore austriaco Carlo, il 31 ottobre ma aveva subito iniziato a dissociare il suo paese dall’Austria – in parte nella vana speranza di ottenere un armistizio ungherese separato. Carlo, l’ultimo Asburgo a governare in Austria-Ungheria, rinunciò al diritto di partecipare agli affari di governo austriaci l’11 novembre, a quelli ungheresi il 13 novembre.

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