“Large but dissimilar glasses” (GIF dell’autore per Hyperallergic)
Kendell Geers’s “Stripped Bare” (2009), una rivisitazione molto contemporanea di un classico dell’arte moderna, ha fatto il giro di internet come immagine pubblicitaria per la sua prossima conferenza all’Institute for Contemporary Art di Philadelphia. È un riferimento al capolavoro di Marcel Duchamp “The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even (The Large Glass)” (1915-23), che si trova dall’altra parte della città in un’altra istituzione di Philadelphia, il Philadelphia Museum of Art.
L’opera originale mette in discussione la nozione di preziosità dell’originalità, un’idea a cui Duchamp non era particolarmente interessato, poiché l’artista intendeva che il suo lavoro fosse accompagnato da un libro, allo scopo, diceva, di evitare risposte puramente visive.
Nel 1934, Duchamp pubblicò le sue note su quello che chiamò il suo “quadro esilarante” e spiegò che aveva lo scopo di diagrammare il progresso erratico di una “Sposa” nella metà superiore e dei suoi nove “Scapoli” sotto.
L’opera fu esposta solo una volta (nel 1926 al Brooklyn Museum) prima di essere accidentalmente rotta e poi parzialmente riparata dall’artista, ma continuò a diventare un punto fermo dei manuali di arte e cultura del XX secolo. È anche diventata oggetto di un certo numero di riproduzioni “autorizzate”, tra cui:
- quella di Richard Hamilton del 1960 alla Tate di Londra
- un’altra versione del 1960 realizzata dal critico d’arte Ulf Linde e dall’artista Per Olof Ultvedt (con il consenso di Duchamp, dopo che Philadelphia non ha voluto prestare l’originale) al Moderna Museet di Stoccolma
- una versione del 1990 realizzata da John Stenborg e Henrik Samuelsson (autorizzata da Madame Alexina Duchamp), sempre al Moderna Museet
- versioni più piccole destinate alla produzione in serie da parte della casa editrice Bok-Konsum (che si sono rivelate difficili e costose da produrre)
Quella di Hamilton, come le versioni svedesi, non è una copia esatta ma un’interpretazione. La versione di Geer elimina le immagini a favore della violenza dei colpi di fucile contro i vetri antiproiettile. L’azione evoca sia una frustrazione con la storia dell’arte – in particolare l’istituzionalizzazione delle avanguardie – sia una scomoda celebrazione dell’estetica della violenza. Geer si fissa su un atto di distruzione percepito come creazione, suggerendo che la grande arte non muore mai ma si reincarna.
Fonti delle immagini per la GIF: flickr.com/photogaby, Tate, Moderna Museet, ICP
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