Parthia

Parthia, antica terra corrispondente all’incirca alla moderna regione di Khorāsān in Iran. Il termine è usato anche in riferimento all’impero partico (247 a.C. – 224). La prima occorrenza certa del nome è come Parthava nell’iscrizione di Bīsitūn (520 a.C. circa) del re achemenide Dario I, ma Parthava potrebbe essere solo una variazione dialettale del nome Parsa (persiano).

L'impero achemenide nel VI e V secolo a.C.
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Non si sa nulla della storia della Partia mentre faceva parte di una satrapia dell’impero achemenide. Fu unita all’Ircania (l’attuale Gorgān, Iran) al tempo di Alessandro Magno, e le due rimasero insieme come provincia del regno seleucide. Durante i regni di Seleuco I (312-281 a.C.) e Antioco I Soter (281-261) i nomadi Parni (Aparni) si trasferirono probabilmente dall’Asia centrale in Partia e sembra che abbiano adottato la lingua dei Parti e siano stati assorbiti dalla popolazione stanziale.

Secondo la tradizione (alquanto contestata), il primo sovrano dei Parti e fondatore dell’impero partico fu Arsaces I, che era stato governatore sotto Diodoto, re dei Greci Bactriani, e che si ribellò e fuggì verso ovest per stabilire il proprio dominio (c. 250 – 211 a.C.). Nel 200 a.C. i successori di Arsace erano saldamente stabiliti lungo la costa meridionale del Mar Caspio. Più tardi, con le conquiste di Mitradate I (regnato 171-138 a.C.) e Artabano II (regnato 128-124 a.C.), tutto l’altopiano iranico e la valle del Tigri-Eufrate passarono sotto il controllo dei Parti. I Parti, tuttavia, furono turbati dagli attacchi dei nomadi ai loro confini nord-orientali e da quelli degli Sciti. Mitradate II il Grande (regnò 123-88 a.C.), sconfiggendo gli Sciti, ripristinò per un po’ il potere degli Arsacidi. Egli sconfisse anche Artavasi, re della grande Armenia, il cui figlio Tigranes divenne un ostaggio nelle mani dei Parti e fu riscattato solo per un territorio considerevole. Nel 92 a.C. Mitradate II, le cui forze stavano avanzando nel nord della Siria contro i Seleucidi in declino, concluse il primo trattato tra la Partia e Roma. Anche se assediato da insurrezioni e guerre di confine, Mitradate II continuò a controllare l’Iran e la Mesopotamia settentrionale fino alla sua morte, dopo la quale i pretendenti dinastici rivali combatterono per i territori più importanti. La confusione terminò intorno al 76/75 a.C., quando l’ottuagenario re Sanatruces (forse un figlio di Mitradate I) fu posto sul trono partico dalla tribù centroasiatica dei Sacaraucae. Tuttavia non fu fino al figlio e successore di Sanatruces, Phraates III (regnò 70-58/57 a.C.), che l’impero fu di nuovo in uno stato abbastanza stabile.

La prima capitale partica fu probabilmente a Dara (la moderna Abivard); una delle capitali successive fu Hecatompylos, probabilmente vicino alla moderna Dāmghān. L’impero era governato da una piccola aristocrazia partica, che utilizzava con successo le organizzazioni sociali stabilite dai Seleucidi e che tollerava lo sviluppo di regni vassalli. Pur non essendo un popolo inventivo, i Parti controllavano la maggior parte delle rotte commerciali tra l’Asia e il mondo greco-romano, e questo controllo portò loro grandi ricchezze, che utilizzarono per le loro vaste attività edilizie.

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La struttura feudale e decentralizzata dell’impero partico può aiutare a spiegare perché, sebbene fondato sull’annessione e perennemente minacciato da eserciti ostili sia a est che a ovest, non abbia mai intrapreso una forte offensiva dopo i giorni di Mitradate II. La Partia tendeva a rimanere sulla difensiva e anche in questo ruolo era spesso priva di energia. Le guerre tra la Partia e Roma, quindi, non furono iniziate dai Parti – per quanto profondamente feriti dagli sconfinamenti di Pompeo – ma da Roma stessa. Roma si considerava obbligata ad entrare nell’eredità di Alessandro Magno e, dal tempo di Pompeo, tentò continuamente di sottomettere i paesi ellenistici fino al fiume Eufrate e aveva l’ambizione di andare ancora più a est. Con questo obiettivo, Marco Licinio Crasso, il triumviro romano nel 54 a.C., prese l’offensiva contro la Partia; il suo esercito, tuttavia, fu sbaragliato a Carrhae l’anno successivo. Dopo questa battaglia la Mesopotamia fu riconquistata dai Parti, ma, a parte la devastazione della Siria (51 a.C.), il minacciato attacco partico all’impero romano non si materializzò mai. Per più di due secoli, Roma, da parte sua, occasionalmente fece pressione sui Parti e sostenne l’uno o l’altro pretendente al trono partico. Dopo il regno (c. ad51-80) di Vologes I, ci fu un periodo di grandi disordini nella storia della Partia, durante il quale in certi momenti ci furono due o più re che regnarono contemporaneamente. Gli imperatori romani Traiano (nel 115-117) e Settimio Severo (nel 198) penetrarono profondamente nel territorio partico, e questi e altri invasori stranieri sembrano aver paralizzato il regno partico. Infine, nell’Iran meridionale la nuova dinastia dei Sāsāniani, sotto la guida di Ardashir I (regnò 224-241), rovesciò i principi partici, ponendo fine alla storia della Partia.

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