Pensatore pessimista, Arthur Schopenhauer ha infranto le illusioni compiute sull’uomo e ha avuto una notevole influenza sulla storia della filosofia (Nietzsche), sull’arte (Wagner) o sulla letteratura (Maupassant).
Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco, è essenzialmente l’autore delle seguenti opere:
– La quadruplice radice del principio di ragione sufficiente (1813)
– Il mondo come volontà e rappresentazione (1818)
– I due problemi fondamentali dell’etica (1841)
Schopenhauer, l’uomo e il tragico della vita:
L’uomo si definisce come un animale metafisico, capace di meravigliarsi della propria esistenza e della vista del mondo, aspirando ad essere assoluto.
– Il termine “animale metafisico” è rimasto famoso.
– Per quanto riguarda il termine metafisico preso sostanzialmente, significa, Schopenhauer, una disciplina che pretende di essere conoscenza ed esperienza al di là dei fenomeni dati (come definiti da Kant), rivendicando un’ascesa speculativa al di sopra delle lezioni di esperienza
Da qui nasce il metafisico? È radicata nella sorpresa e suggerisce che dietro la natura c’è l’assoluto.
– Ma l’uomo non è solo un animale metafisico: è un essere religioso, che si concentra sui misteri, intesi come dogmi che non possono essere chiaramente catturati dal pensiero.
Questa aspirazione ad essere l’unico assoluto è condannata, come tutta la realtà, purtroppo.
– Al fondo di tutto c’è, in effetti, la volontà (una volontà di vivere) quella spinta cieca e irresistibile, inestinguibile desiderio di vivere, porta solo alla sofferenza.
– Il Desiderio è insoddisfatto ? La Sofferenza umana domina.
– La tendenza la raggiunge, invece, la soddisfazione? Allora prevale la noia.
E noi oscilliamo come un pendolo tra la noia e la sofferenza.
– La felicità non significa nulla di positivo, ma solo la cessazione momentanea del dolore o della privazione: lungi dall’apparire come pienezza concreta, rappresenta un semplice negativo.
– Questo pessimismo, Nietzsche lo rimuoverà, il sentimento della felicità (vera) diventando, nella sua mente, sentimento di pienezza, non semplice “negatività”.
Schopenhauer ci mostra il gioco tragico della vita.
Schopenhauer: Una filosofia del distacco
Come liberarsi di questo gioco tragico? Il suicidio non sembra una soluzione: significa un’affermazione più appassionata della volontà di vivere che la sua negazione.
L’arte può portarci una questione temporanea e una consolazione.
– Essa trasmuta, infatti, il dolore in uno spettacolo mostrato, che rimuove, con la sua bellezza, i dolori della vita e noi rimborsiamo il dolore reale: la pura contemplazione delle cose che abbiamo tirato su, temporaneamente, in un’esistenza da incubo.
Ma per essere veramente libero, deve andare al Nirvana.
– Infatti, la filosofia dell’India qui possiamo fare una vera luce. Se la volontà di vivere significa un potere inquieto, che ci precipita in un dolore eterno, dobbiamo staccarci dal potere cieco della vita universale.
– Questo è definito Nirvana come estinzione del desiderio umano di vivere: la vita che conosciamo, colui che rinuncia alla volontà di vivere senza lasciare la frase, e raggiunge così il Nirvana.
Pertanto, non è la morte che dobbiamo cercare (anche se si riferisce al momento della liberazione dell’individualità delimitata e ristretta), ma l’annientamento della volontà suprema, nel raggiungimento del Nirvana, la fine della sofferenza.
Per riassumere, Schopenhauer ha voluto tagliare il problema alla radice: il desiderio è un bisogno costantemente rinnovato di affrontare è la volontà di vivere per sempre deve interrompere, raggiungendo infine la serenità ultima legata all’estinzione di ogni desiderio.