Bardo può avere molte implicazioni, a seconda di come lo si guarda. È un intervallo, uno iato, un vuoto. Può agire come un confine che divide e separa, segnando la fine di una cosa e l’inizio di un’altra; ma può anche essere un collegamento tra le due: può servire come un ponte o un luogo di incontro, che riunisce e unisce. È un incrocio, un trampolino di lancio, una transizione. È un crocevia, dove si deve scegliere quale strada prendere, ed è una terra di nessuno, che non appartiene né a una parte né all’altra. È un punto culminante o di punta dell’esperienza, e allo stesso tempo una situazione di estrema tensione, presa tra due opposti. È uno spazio aperto, pieno di un’atmosfera di sospensione e incertezza, né questo né quello. In un tale stato ci si può sentire confusi e spaventati, oppure ci si può sentire sorprendentemente liberati e aperti a nuove possibilità dove tutto può accadere.
Momenti come questi si verificano continuamente nella nostra vita, non riconosciuti, e questo è il significato interiore degli stati bardo come Trungpa Rinpoche ha insegnato. Egli ne parlava come di periodi di incertezza tra sanità mentale e follia, o tra la confusione del samsara e la trasformazione della confusione in saggezza. “Sono le qualità accentuate dei diversi tipi di ego e la possibilità di uscire dall’ego. È qui che inizia il bardo – l’esperienza di picco in cui c’è la possibilità di perdere la presa dell’ego e la possibilità di essere inghiottiti da esso”.
Dove c’è la morte di uno stato mentale c’è la nascita di un altro, e collegando i due c’è il bardo. Il passato se n’è andato e il futuro non è ancora arrivato: non possiamo cogliere quel momento intermedio, eppure è davvero tutto quello che c’è. “In altre parole”, disse Trungpa Rinpoche, “è l’esperienza presente, l’esperienza immediata della conoscenza – dove sei, dove ti trovi.”
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I sei bardo sono il bardo di questa vita (o nascita), il bardo del sogno, il bardo della meditazione, il bardo della morte, il bardo del dharmata (o realtà) e il bardo dell’esistenza (o divenire). I bardo sono distinti tra loro in questo modo perché indicano diversi modi di coscienza, proprio come la coscienza di veglia differisce dalla coscienza di sogno. Questi stati possono durare per un periodo di tempo breve o lungo, come una vita intera nel caso del primo, ma tutti condividono la qualità misteriosa e immensamente potente di “in-between-ness”. Oppure potremmo dire che, imparando a vedere questi stadi della nostra vita come bardo, possiamo accedere a quel potere, che è sempre presente, inosservato, in ogni momento dell’esistenza stessa.
Dove c’è la morte di uno stato mentale c’è la nascita di un altro, e collegando i due c’è il bardo.
Le esperienze dei sei bardo non esistono da sole, sorgono dallo spazio aperto della natura primordiale della mente. La luminosità è l’aspetto della mente che dà origine a tutte queste apparenze: è l’ambiente che le circonda, dal quale emergono e nel quale si dissolvono. È sempre presente, come il sole nel cielo, nascosto dietro le nuvole. Al momento, a causa dell’ignoranza della nostra vera natura, sperimentiamo tutto come le manifestazioni confuse del samsara. Il senso di sé crea una sensazione di solidità, come l’apparente solidità delle nuvole che velano il volto del sole, ma in certi momenti si apre un varco, attraverso il quale possiamo ricevere uno scorcio della luce della realtà.
Questo varco è determinato dall’intensità dell’esperienza emotiva, che è sempre accompagnata da una reazione uguale e contraria, per cui siamo gettati in una situazione di conflitto e incertezza. Due estremi contrastanti sono presenti simultaneamente. Trungpa Rinpoche lo ha descritto come essere inzuppati di acqua bollente e gelida allo stesso tempo. In quel momento non c’è altro da fare che lasciarsi andare: rinunciare a cercare di aggrapparsi a un estremo o all’altro, abbandonare la battaglia tra vita e morte, bene e male, speranza e paura. Poi, in quell’istante di rilassamento, arriva un improvviso lampo di realizzazione. C’è sempre la possibilità che, nel mezzo di una situazione quotidiana o al culmine di qualche emozione, possiamo improvvisamente intravedere il suo vuoto essenziale e la sua luminosità: un momento di visione sacra.
Entrare nello stato mentale risvegliato, anche solo per un momento, è sempre preceduto da un’esperienza, per quanto fugace, di estremo contrasto e conflitto. Anche ai livelli più alti e sottili di conseguimento, negativo e positivo continuano a coesistere fianco a fianco, finché non si fa il salto oltre entrambi. Indurre deliberatamente situazioni paradossali o trovarsi di fronte ad affermazioni paradossali, che la mente razionale non è in grado di conciliare, può a volte sconvolgere una persona che è pronta a farlo, portandola a una svolta. Si sa che grandi insegnanti hanno fatto precipitare un risveglio nei loro studenti con un improvviso scoppio d’ira o qualche altra azione totalmente inaspettata. Ci sono molte storie di questo tipo nella letteratura tantrica, come quando il grande siddha Tilopa colpì il suo discepolo Naropa in faccia con la sua scarpa.
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Anche nella vita ordinaria possono verificarsi lacune di questo tipo. Può accadere quando siamo in uno stato di completo esaurimento, sentendo che non possiamo più resistere e siamo sul punto di precipitare nella follia. Oppure può accadere all’apice di un’emozione estrema, quando la nostra energia emotiva raggiunge il suo picco e improvvisamente non siamo più sicuri di ciò che stiamo facendo o di ciò che l’ha causata. Improvvisamente il tempo sembra fermarsi e ci sentiamo calmi e distaccati, sospesi in uno stato di assoluta immobilità. Per un momento entriamo in un’altra dimensione dell’essere, ma senza allenamento è impossibile stabilizzare queste esperienze e sfruttare l’opportunità che rappresentano. Essere in grado di riconoscere e utilizzare questi momenti di alta intensità richiede la solida base di una mente calma e stabile, e la fiducia nella sanità e bontà di base della nostra natura.
Tutte le istruzioni riguardanti i sei bardo hanno fondamentalmente a che fare con il permettere l’apertura di quel varco, minando la nostra fiducia nel mondo ordinario che diamo per scontato, e poi lasciando andare nello spazio oltre. L’esperienza del bardo è una porta per il risveglio, che è sempre presente. Nelle parole di Trungpa Rinpoche, “il bardo è un modo molto pratico di guardare la nostra vita”.