Si scopre così che questo argomento è il più sentimentale nella storia di questa rubrica. Anche Songs about Grannies e Chocolate-Covered Songs avevano più mordente. Dai Chills ai Lovin’ Spoonful, da Dusty Springfield a Lynyrd Skynyrd, per non parlare di qualsiasi viaggio intrapreso con Doris Day, apparentemente tutti quelli che scendono da quell’aereo a reazione e fanno rima con “nascita” e “terra”. Che questa sia una riflessione sul comune bisogno umano di essere sicuri e amati è debitamente notato. Non ho potuto fare a meno di pensare, però, che mostra anche l’abilità dell’industria discografica di individuare una fonte di guadagno e di spingerla debitamente alla sottomissione affannosa.
Fortunatamente per tutti, scavando più a fondo sono emerse canzoni che venivano da luoghi imprevedibili o che esprimevano sentimenti familiari in modi improbabili. La California di Joni Mitchell sarebbe al primo posto in una lista del genere, lo stato in cui vive rappresenta sia un ideale che un tipo astratto di amante. Il suo ironico modo di esprimersi – “Non daranno alla pace una possibilità/Quello era solo un sogno che alcuni di noi avevano” – implica l’insoddisfazione per gli Stati Uniti. Ma anche le incursioni all’estero la lasciano insoddisfatta. La California sembra offrire soddisfazione, ma anche allora forse no: gli ultimi versi sono un ritornello implorante: “Will you take me as I am?”
Gli Zombie sono seduti a casa in attesa che qualcuno ritorni. Hanno rispolverato la loro migliore psichedelia in levare per l’occasione. “Sarà bello averti di nuovo con me/ guardare le risate che danzano intorno ai tuoi occhi”, cantano. C’è solo una cosa: il rimpatriato è un detenuto! Il cui crimine è imprecisato! Questa riunione è dolce o sinistra?
Quando Elvis registrò le sessioni di Memphis, non rappresentava più l’uomo che lavorava, ma questa è la veste che assume in Long Black Limousine, accogliendo a casa un vecchio amico che ha abbandonato la piccola città per le luci e gli amici ricchi. Questo amico (Elvis stesso visto attraverso gli occhi di un altro?) ha avuto la sua ultima punizione, comunque: è morto in un incidente d’auto e la limousine è il suo carro funebre.
Le emozioni più complesse vengono da Edwyn Collins, il cui Home Again ha acquisito ulteriore pregnanza quando è stato pubblicato dopo il suo recupero da un’emorragia cerebrale. Racconta di un ritorno che è allo stesso tempo affettuoso e rammaricato, che ispira nostalgia e la mette in discussione.
Lily Allen riflette sulle piccole cose – il takeaway cinese del titolo, i fagioli sul pane tostato, le chiacchierate pomeridiane – che assumono un tale potere quando si è lontani da casa. Rod Stewart nel frattempo torna a casa “con la coda tra le gambe”, avendo fallito tutto, ma senza sembrare minimamente pentito. Mel Tormé e la Fatback Band non forniscono molto in termini di testo, ma ogni festa di ritorno a casa ha bisogno di qualcosa da ballare.
Infine, c’è un sottoinsieme di questo argomento che è di tipo molto diverso e forse un giorno dovrebbe avere un proprio elenco. Songs about the return from war, cover a very different set of emotions and serve different purposes. Vera Lynn is on the list with an iconic song that created an idea of home that fighting men could keep in their heads. Steve Earle tells a tale of two conflicts – the second world war and Vietnam – and emphatically contrasts the fortunes of their veterans.
The Zombies – Care of Cell 44
Joni Mitchell – California
The Faces – Bad’n’Ruin
Mel Torme – Comin’ Home Baby
Vera Lynn – White Cliffs of Dover
Elvis Presley – Long Black Limousine
Lily Allen – Chinese
Steve Earle – Johnny Come Lately
The Fatback Band – I’m Coming Home Baby
Edwyn Collins – Home Again
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